Il perfetto “Artefice”, secondo Vitruvio, è colui che sa perfettamente fondere il lavoro e il sostegno spirituale.

Il mestiere dell’arte è forse il più vicino alla strada verso un’utopica luce, è un percorso continuo, anch’esso contraddistinto da un’intermittenza di luce e buio. Forse è il più nobile mezzo di comunicazione personale, inconscia ed esoterica. Il mestiere dell’arte, considerato tale dai meno, è forse uno dei pochi che permette un completo e ancestrale passaggio continuo tra pensiero effimero e realtà.

La completa scissione tra la vita reale nell’arte e quella spirituale architettonica non è possibile e queste due strade parallele proseguono in costanti intersecamenti. Lavorando in specifiche ricerche artistiche in relazione alla cura del pensiero e del corpo ho riscontrato come la strada verso la luce sia una nuova via, complementare a quella che già stavo percorrendo. Le forme, le immagini, i simboli si sono rivelati in maniera concreta in seguito all’entrata nel gabinetto di riflessione in cui bianco e nero si fondevano contemporaneamente.
La vita artistica e quella massonica si alimentano continuamente di nuove influenze, fonti ed energie, facendo emergere come, ciò che già esisteva, era condizionato da quello che è venuto poi. Dettagli, riferimenti, creazioni e simbologie che da sempre erano presenti, ma che si presentavano velati e celati all’occhio.
Le combinazioni dello studio e della pratica artistica si ritrovano nelle simbologie e nei codici massonici, i rebus e le differenti vie di interpretazione nelle discipline artistiche ne decretano la magia e la sfaccettatura. La vita, l’arte e la massoneria fondono le diversità e le molteplici strade di pensiero, anche se rapportate allo stesso soggetto.
In arte come in massoneria i materiali e i pensieri diversi si riuniscono in uno stesso magma, si possono formulare ipotesi che poco dopo sono smentite e riformulate, procedendo per istinto, inconscio, tassello dopo tassello. Quest’arte combinatoria che risiede nel cervello dell’uomo permette, se allenata, di scovare indizi, collegare immagini e forme, apparentemente sconnesse, nella costruzione edificatoria di un nuovo messaggio misterioso.
La materia e l’azione per plasmarla sono presenti egualmente nella massoneria e nell’arte. Gli immutabili “gioielli” dei Massoni medievali: la pietra grezza, la pietra cubica a punta e la tavola da disegno si riferiscono ai rispettivi gradi di iniziazione, ma trovano fonte diretta nelle discipline artistiche e creative.

Arte visiva, architettura e massoneria, risultano sempre contemporanee e innovative, esse possiedono la capacità di un costante rinnovamento se il soggetto che le osserva ha in dote gli strumenti di giusta misurazione e peso. L’osservazione odierna delle cattedrali assume un nuovo significato rispetto a quello esistente all’epoca delle loro edificazioni, ma mantiene intatto lo stupore, il mistero e l’esaltazione di creazioni straordinarie progettate e realizzate per perpetrare quel mistero perturbante. Da qui si può ben muovere la critica alle troppe architetture contemporanee concepite come masse informi, create per contenere corpi e oggetti, ma svuotate, nella maggior parte dei casi, di significato intrinseco e simbologia. Ciò che conta è ormai una mera funzione a discapito del fattore estetico, formale e del concetto.

La segretezza, la riservatezza e il rapporto con i simboli nella massoneria rappresentano “l’aura magica” presente in alcune opere d’arte. La riproducibilità tecnica, citata da Walter Benjamin, nelle architetture e nelle opere d’arte sembra poter mettere a rischio quest’aurea con il suo fascino incomprensibile e la sua continua ricerca di significato.
Il mondo massonico come quello artistico, stimola i suoi membri a creare innovazioni nella creazione di nuovi piccoli mondi, alcuni di questi vengono compresi e condivisi, altri vengono sommersi e in alcuni casi riscoperti solamente tempo dopo: cosa di più vicino alle opere d’arte?
Senza mistero, arte e massoneria non esisterebbero.
Senza arte, mistero e massoneria non avrebbero corpo.

C∴F∴